– Come dimostrare una violenza di genere? Quante prove servono? Che valore ha la testimonianza della vittima? Foto, video e registrazioni audio: si possono usare? –
Gli atti di violenza nei confronti delle donne non accennano a diminuire: non si tratta solo di femminicidi, ma di ogni tipo di maltrattamento, a partire dallo stalking per finire con le molestie sul lavoro. Spesso c’è una certa ritrosia nel denunciare gli abusi subiti: molte volte, infatti, si tratterebbe di segnalare un proprio familiare, oppure una persona dalla quale si dipende economicamente. Altre volte, poi, è davvero difficile fornire delle prove convincenti. Con questo articolo ci occuperemo proprio di tale argomento, e cioè di quali prove servono per dimostrare la violenza contro le donne.
Contrariamente a quanto generalmente si crede, non occorre portare dei testimoni in giudizio per provare la violenza di genere: spesso è sufficiente la sola narrazione della vittima per convincere il giudice. Ma procediamo con ordine.
Principali reati contro la donna
Prima di vedere quali sono le prove per dimostrare una violenza di genere, analizziamo brevemente quali sono iprincipali reati di cui sono vittime le donne.
Stalking contro le donne
Commettestalking chiunque minaccia o molesta ripetutamente una persona, arrecandole una grave e perdurante stato d’ansia o di paura, ovvero incutendole un ragionevole timore per la propria o l’altrui incolumità, ovvero ancora obbligandola a mutare le proprie abitudini di vita [1]
Spesso le donne sono vittime di stalking da parte dei propri ex compagni, oppure da individui che non accettano di essere rifiutati.
Nel caso di stalking, le vittime hanno sei mesi di tempo per sporgere querela contro l’autore della condotta illecita.
Reato di violenza sessuale
Purtroppo è elevato il numero di donne che subisce abusi sessuali, soprattutto tra le mura di casa. La violenza sessuale è punita dalla legge con la reclusione da sei a dodici anni, con possibilità per il giudice di decidere una riduzione di due terzi della pena nei casi di minore gravità [2].
Per violenza sessuale non si intende solamente il rapporto carnale completo consumato contro la volontà della donna, ma anche qualsiasi atto che coinvolga una delle zone erogene della vittima: di conseguenza, anche un bacio non ricambiato potrebbe configurare questo delitto.
La violenza sessuale va denunciata alle autorità entro dodici mesi; salvo il ricorrere di circostanze aggravanti, infatti, si tratta di reato procedibile a querela di parte.
Maltrattamenti contro familiari e conviventi
Un’altra violenza che viene sistematicamente commessa è quella che si realizza tra le mura domestiche. È punito con la reclusione da tre a sette anni chi maltratta le persone conviventi; per maltrattamenti non devono intendersi solamente quelli fisici, ma anche (e, forse, soprattutto) quelli morali e psicologici [3].
La donna vittima di continueumiliazioni, di vessazioni, di insulti e di ingiurie potrà pertanto sporgere denuncia contro suo marito o contro il suo compagno quando ritiene di subire dei maltrattamenti, come detto non necessariamente fisici.
Violenza contro donne: cosa fare?
La donna vittima di violenza deve innanzitutto sporgere denuncia/querela alle autorità competenti, cioè presso i carabinieri, la polizia oppure direttamente in Procura. Essere tempestivi è importante visto che, come sopra ricordato, alcuni reati sono procedibili a querela di parte e, pertanto, occorre rispettare certi termini (sei mesi per lo stalking, 12 mesi per la violenza sessuale, ecc.).
Lo Stato mette a disposizione delle vittime di violenza di genere un numero anti violenza (1522) da poter contattare per ottenere tutte le informazioni utili, come ad esempio cosa fare subito dopo la denuncia, in attesa che le autorità intervengano.
Cos’è il Codice rosso?
Nei casi di violenza di genere o familiare la legge stabilisce una particolare procedura d’urgenza che prende il nome di Codice rosso.
In pratica, la vittima di maltrattamenti, di stalking o di abusi sessuali riceve un’assistenza quasi immediata da parte delle autorità, visto che la polizia, ricevuta la querela, deve immediatamente trasmetterla al pubblico ministero il quale, salvo esigenze di tutela di minori o di riservatezza delle indagini, entro tre giorni ascolta la persona offesa o chi ha sporto denuncia al fine di chiedere al gip l’adozione delle opportune misure cautelari, come ad esempio l’allontanamento del responsabile dalla casa di famiglia [4].
Come provare la violenza sulle donne?
Come detto in apertura di questo articolo, molte donne, seppur vittime di violenza, desistono dal denunciare gli abusi subiti alle autorità: spesso ciò accade perché gli aguzzini sono a loro legate (per vincolo di sangue o sentimentale), oppure perché pensano di non essere credibili davanti alle autorità. Questi timori sono tuttavia infondati, in quanto la violenza di genere può essere provata con ogni mezzo. Approfondiamo la questione.
La testimonianza della donna vittima di violenza
Secondo la legge italiana, è sufficiente la sola deposizione della vittimaper poter ottenere la condanna dell’imputato.
Dunque, per provare una violenza contro una donna può bastare la testimonianza della persona offesa. In un caso del genere, però, il giudice dovrà avere cura di valutare con particolare rigore l’attendibilità della narrazione della donna, visto che essa non può essere comprovata da altre persone.
Se, pertanto, una donna ha subito una violenza senza che nessuno vi abbia assistito, ciò non deve spingere la vittima a tacere: occorrerà ugualmente sporgere denuncia e narrare alle autorità per filo e per segno ciò che è accaduto.
L’esame medico per provare la violenza
Quando la violenza contro la donna sia particolarmente brutale, si potrà ricorrere a un esame medico che accerti l’abuso subito.
La perizia medica potrà essere fondamentale sia nel caso di violenza fisica (stupro, percosse, ecc.) che nell’ipotesi di violenza psicologica: in entrambe le ipotesi, infatti, un consulente specializzato potrà rinvenire le tracce della violenza patita.
La prova scientifica può avere un valore determinante all’interno di un processo penale, in quanto la certificazione medica potrebbe diventare una prova inconfutabile: pensa, ad esempio, alle analisi del sangue che dimostrino che la donna sia stata drogata prima di essere violentata, all’esame psichiatrico che attesti i gravi turbamenti psichici subiti dalla vittima di stalking o abusi in famiglia, oppure ancora alla visita medica che sia in grado di certificare lesioni genitali e malattie sessuali (conseguenze tipiche della violenza carnale).
Fotografie e filmati per dimostrare la violenza
Tra le prove documentali utili per dimostrare una violenza contro la donna rientrano senz’altro i filmati e le fotografieche immortalino le condotte illecite.
Allo stesso modo, valide prove possono essere le registrazioni audio: pensa alla donna che registri le telefonate del suo stalker oppure le continue minacce del compagno con cui vive.
Violenza sulle donne: testimonianze
Ovviamente, importantissime sono anche le testimonianzedelle persone che hanno assistito alle violenze, o che comunque siano in grado di riferire in merito alle conseguenze negative sulla salute della vittima.
Perché una testimonianza sia valida, serve che il testimone abbia assistito personalmente alla violenza: ad esempio, la donna vittima di abusi domestici potrebbe chiamare i propri figli a testimoniare. Si ricordi, infatti, che chiunque può testimoniare, anche il familiare, i propri genitori o i figli.Fonte: www.laleggepertutti